Sole, sabbia, polvere, acqua o aria secca non sono le uniche minacce a cui sono esposti gli occhi. Infatti, anche nelle stagioni più rigide, i disturbi oculari sono sempre in agguato. Il più comune è il cosiddetto colpo di vento all’occhio. Più che una vera e propria patologia si tratta di un’insieme di circostanze che determinano una condizione di malessere. Entriamo nel dettaglio per capire quali sono le cause, come prevenirle o eventualmente curarne gli effetti.

Perché si verifica il colpo di vento all’occhio?

L’aria gelida rende più vulnerabili le strutture oculari. La retina ad esempio è meno elastica e non reagisce adeguatamente ai rapidi cambiamenti di temperatura. Questo si verifica quando si passa da un ambiente caldo al chiuso, ad uno freddo all’aperto. In verità, lo stesso accade anche in estate quando dall’aria condizionata si esce all’esterno che è molto più caldo.

A questo punto il colpo di vento all’occhio attiva le difese naturali dell’organismo, incrementando la lacrimazione. Purtroppo le capacità di adattamento non sono così veloci ed efficienti, così si sviluppano irritazioni e rotture di capillari. Chi porta lenti a contatto sviluppa maggiormente la secchezza oculare.

Con quali sintomi si manifesta?

I sintomi del colpo di vento all’occhio sono comuni ad altri disturbi irritativi come la congiuntivite. La differenza è che quella condizione ha origine virale o allergica. Non si origina con il freddo ma a causa di esso può peggiorare. In pratica si manifestano:

  • Secchezza
  • Mal di testa (come conseguenza del maggiore sforzo visivo)
  • Prurito
  • Dolore diffuso e da pressione palpebrale
  • Rossore
  • Lacrimazione
  • Sensazione di corpo estraneo
  • Bruciore
  • Gonfiore

Come prevenire il colpo di vento all’occhio

Per via della casualità con cui si verifica, può sembrare alquanto difficile eliminare il rischio di un colpo di vento all’occhio. Eppure, un po’ come il mal di gola, sono sufficienti alcune precauzioni per ridurne la probabilità o quanto meno l’entità. Ecco qualche semplice strategia di prevenzione:

Occhiali da sole. Ebbene si, non servono soltanto a proteggere dai raggi ultravioletti, ma anche dalle raffiche di vento e dal freddo. Fungono infatti da eccellente barriera, meglio ancora se avvolgenti.

Casco integrale. È indispensabile per chi va in moto o in scooter, d’estate e soprattutto d’inverno. Salva la testa ma pure la vista, e va indossato, se possibile, con la visiera abbassata.

Occhialini protettivi. Sono molto utili sia quando si sta in sella alla bici sia quando si corre.

Colliri e lacrime artificiali. Esistono molti prodotti utili a contrastare l’insorgere di un colpo di vento all’occhio. Le gocce di queste soluzioni creano una patina che difende la congiuntiva. Inoltre, aiutano a mantenere l’idratazione oculare e quindi a reagire meglio alle escursioni termiche.

Cure e rimedi

Come si suol dire, prevenire è meglio che curare, ma a volte non basta e serve qualcosa in più. Per fortuna in molti casi il colpo di vento all’occhio è una condizione passeggera che si risolve spontaneamente. In altre circostanze occorre dare all’organismo un piccolo aiuto.

Ovvio che quando i sintomi si protraggono per diversi giorni e i rimedi non danno benefici, è sempre meglio rivolgersi ad uno specialista. Ad ogni modo, come curare il colpo di vento all’occhio?

Metodi naturali. I sistemi tradizionali, con impacchi di malva o camomilla, offrono sollievo, beneficio e di norma non danno effetti collaterali. Come accennato però bisogna capire se si tratta di un disturbo di lieve entità. In caso contrario meglio evitare scorciatoie casalinghe.

Farmaci. Dei già nominati colliri vi sono quelli a base cortisonica o con sostanze naturali integrate a principi attivi oftalmici. Conviene però che vengano prescritti dall’oculista e non come automedicazione. Infatti alla meglio non daranno risultati, alla peggio aggraveranno la situazione.

Buon senso e cautela. Quando ci si trova in una situazione di fragilità è scontato dover stare attenti agli sbalzi di temperatura o all’esposizione prolungata a luce intensa. Questo vale soprattutto per chi lavora molto tempo davanti a dispositivi digitali.